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Museo del Colosseo

L’iscrizione Mussoliniana e il ritorno della Croce al Colosseo

All’indomani dell’Unità d’Italia (1861) e dell’avvio di uno Stato laico nella Roma capitale (1870), ha inizio la grande stagione degli scavi nel Colosseo che vedono, nel 1874, l’inizio degli sterri dei sotterranei.

In nome della “laicità” dell’anfiteatro, considerato finalmente monumento, gli scavi comportarono la rimozione delle edicole della Via Crucis e della croce eretta al centro dell’arena da Benedetto XIV nel 1750. A nulla valsero le reazioni dei “clericali” che gridarono alla profanazione di un luogo considerato sacro nel nome di Cristo e dei martiri.

La diatriba si ricompose in un’abile strategia politica durante il ventennio fascista: il 24 ottobre 1926 la croce venne eretta di nuovo, prima al centro dell’arena, poi lungo il lato Nord – dove si trova attualmente. La cerimonia all’interno del Colosseo, immortalata dal video dell’Istituto Luce, mostra chiaramente il tono politico dell’evento, cui seguì, nel 1929, la firma dei Patti Lateranensi. Ancora una volta, secoli dopo la sua costruzione, l’anfiteatro venne scelto come vero e proprio palcoscenico per la messa in scena della propaganda del potere.

A suggello di tale ritorno venne incisa sul basamento in travertino della croce un’iscrizione in latino, giunta sino a noi in frammenti, recitante una parte dell’inno alla Santa Croce cantato durante le feste del Venerdì Santo.